XXX cantos. Testo inglese a fronte
Ezra Pound, Massimo Bacigalupo (ed.)«Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, / le cortesie, le audaci imprese io canto...» Il progetto dell’Orlando Furioso è in parte ripreso nei Cantos di Ezra Pound, poema innamorato dell’antico che non ebbe mai un vero titolo e rimase con quel plurale all’inglese di una parola italiana. Propriamente si dovrebbe dire dunque «Canti», ma la stravaganza bilingue introduce al magma plurilinguistico della storia del mondo (e di se stesso) di Pound. Che infatti avrebbe anche potuto chiamarla Song of Myself alla Whitman.
Pound è solo uno degli innumerevoli personaggi del racconto, introdotto nel canto III come giovane squattrinato a Venezia all’inizio del secolo terribile, con in testa ragazze e sogni pagani. (Poi però il Novecento gli avrebbe chiesto ben diverse rese dei conti, ed egli ne sarebbe rimasto scottato.) Ma anche gli altri cavalieri di fortuna le cui imprese sono rievocate nei Cantos rispecchiano le convinzioni dell’autore, sono degli esempi di vita perlopiù eccessiva nel bene e nel male, soggetti degni di racconto. Solo Confucio nel canto XIII è modello di una saggezza pacata, non travagliata. Eppure anch’egli «alza il bastone» contro un falso sapiente che non combina nulla. Pound si è sempre riservato il diritto di infuriarsi.